Gela: aumentano i positivi ma non c’è rischio «zona rossa». Studente contagiato, compagni in quarantena

Redazione

Fioccano i positivi tra Gela e Niscemi e con essi anche le misure di prevenzione disposte dal servizio di Epidemiologia dell’Asp 2, la massima autorità in questi mesi di emergenza. Il rischio di un lockdown al momento non è neppure preso in esame. Sciocchezze messe in giro da qualcuno, utili solo a mettere pressione. Il sindaco, Lucio Greco, più volte interpellato dai giornali locali, è stato chiaro: «Situazione che preoccupa, ma sotto controllo». Gela, con 126 positivi attualmente attivi su 77 mila abitanti, è in una situazione di pre allarme ma non di pericolo. Un po’ più alto il delta a Niscemi dove su una popolazione di 27 mila abitanti i positivi, questa sera, sono 110. Ma è giusto chiarire che siamo ben al disotto e di parecchie centinaia di unità rispetto a una ipotetica quota da Zona Rossa. Niscemi diventerebbe a rischio qualora il numero dei positivi dovesse triplicare, ipotesi che, con il trend di crescita attuale è (per fortuna) molto poco verosimile. Idem Gela dove, volendo prendendo a esempio le realtà in cui questa drastica misura è stata adottata (circa l’uno per cento della popolazione infetta, vedi il caso di Sambuca di Sicilia), la zona lockdown è ben oltre i 500 casi.

E non si spiegherebbe come mai la stessa misura non sia stata ancora neppure presa in esame nella vicina Vittoria, dove a fronte di una popolazione di 63 mila abitanti, questa sera i positivi sono quasi 200.

Certo nel caso (che scongiuriamo) di una escalation del contagio le cose potrebbero cambiare. Ma a oggi non c’è alcun rischio lockdown.

Mal comune mezzo gaudio? No. Non è giusto cullarsi. La vita in città, a Gela come a Niscemi, si sta complicando. E fa specie vedere tanta gente in giro ancora senza mascherina o con questo prezioso dispositivo di protezione abbassato sul mento. Bocca e naso vanno coperti, soprattutto il naso.

È notizia di questa sera la positività di un ragazzo di una scuola superiore di Gela, il che avrebbe spinto la dirigenza scolastica a valutare l’immediata sospensione delle lezioni in quella classe, se non addirittura nell’intero istituto. Ma l’indicazione in questo caso spetta allo Spemp. Contatti sono in corso.

Il servizio di epidemiologia, del resto, in queste settimane non ha guardato in faccia a nessuno, dando prova di grande efficienza: club ricreativi, intere famiglie, classi di scuola, sono state accompagnate gentilmente in quarantena nel caso in cui vi sia stato un solo positivo. Come da protocollo. E se al virus in queste settimane è stato impedito di alzare troppo la testa malgrado cerimonie e festini vari, il merito è di questi investigatori in camice bianco ai quali dobbiamo solo dire grazie: a loro come pure ai colleghi delle Usca, medici e infermieri che assistono i pazienti in terapia domiciliare con l’ausilio delle associazioni di volontariato locale. Senza dimenticare il supporto del centro tamponi coordinato dal Suor Cecilia Basarocco di Niscemi.

Torniamo alle misure drastiche di prevenzione. Se una classe di Gela – se non l’intera scuola – stasera è a rischio chiusura, altre scuole lo hanno fatto nei giorni scorsi. Una classe di Prima Media a Gela (con i suoi circa 20 studenti), una scuola di Primaria a Niscemi (altra ventina di alunni), una ditta di Gela, con i suoi dipendenti (una decina), nei giorni scorsi hanno subito il provvedimenti di quarantena obbligatoria. E perfino tre lavoratrici pendolari, spedite a in isolamento perché una di loro aveva il Covid 19.

Il problema, in questa seconda ondata, riguarda soprattutto Gela e Niscemi,

Ma se nel sud Provincia la curva spaventa, nel Vallone non mancano i casi spinosi. Come a Resuttano:

«Purtroppo vi comunico – scrive il sindaco, Rosario Caparezza – che due insegnanti della nostra scuola materna sono risultate positive a Covid-19, a seguito di tampone rapido. Insieme alle autorità scolastiche e sanitarie locali, abbiamo attivato le procedure per effettuare i tamponi rapidi ai bambini di entrambe le sezioni coinvolte e al personale scolastico. In attesa che vengano eseguiti i tamponi ai piccoli, vi invito a mantenere i bambini in isolamento precauzionale familiare (l’ottimo sarebbe un genitore insieme al bambino). Monitorate i parametri che ormai tutti conosciamo e segnalate ogni anomalia ai vostri medici».

A Riesi, il sindaco, Salvatore Chiantia, stamane ha parlato di 4 positivi, rilevati da un laboratorio locale convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale.

Per fortuna regge la macchina del tracciamento e della prevenzione.

Forse un maggiore sforzo va fatto sul fronte dei posti letto. Il Covid Center di Gela, con i suoi 18 posti in assistenza sub intensiva e 8 in terapia intensiva è sparito dai radar. Ufficialmente «per ottimizzare il servizio e centralizzarlo su Caltanissetta» dove però, in questi giorni, stiamo assistendo a una quasi saturazione e a una migrazione di pazienti verso altri centri. Oggi, ad esempio, una paziente Covid di 75 anni, gelese, è stata spedita a Messina. Con disagi per l’interessata e i familiari che possono essere facilmente intuibili.

Poteva essere evitato? Questo e altri trasferimenti che ci segnalano in redazione sono dovuti al tipo di patologia o alla carenza di posti letto Covid in provincia? Non siamo tecnici. A chi di competenza la risposta che saremo ben lieti di pubblicare.