Pensioni, arrivano gli aumenti per gli invalidi over 18

Redazione

Tavolo Governo sindacati, al centro interventi in legge Bilancio

Arrivano gli aumenti per le pensioni degli invalidi civili totali con oltre 18 anni che hanno redditi bassi: da novembre l’Inps metterà in pagamento gli aumenti previsti dal decreto Agosto portando gli assegni fino a 651,51 euro per 13 mensilità e riconoscendo gli arretrati dal 20 luglio.
    La maggiorazione sociale- spiega l’Inps – sarà riconosciuta ai titolari di pensione per invalido civile al 100%, pensione per i sordi, per i ciechi civili assoluti e dei titolari di pensione di inabilità ex lege 222/1984. Viene quindi riconosciuto a tutti i maggiorenni invalidi civili totali l’aumento che era stato dato nel 2001 agli invalidi con almeno 60 anni. Per gli invalidi civili totali over 18 (quasi 200.000 persone dovrebbero avere i nuovi requisiti) l’incremento sarà automatico e non sarà necessario fare una domanda mentre per gli inabili (circa 5.000 persone) sarà necessario presentare una domanda all’Inps con i canali consueti. Per questi ultimi con domande presentate entro il 30 ottobre 2020 la decorrenza sarà riconosciuta dal 1° agosto 2020. Negli altri casi, la decorrenza sarà dal primo giorno del mese successivo alla domanda.
    Per avere diritto alla maggiorazione la legge prevede una soglia di reddito annuo personale pari a 8.469,63 euro (che sale a 14.447,42, euro cumulato con il coniuge, nel caso in cui il soggetto sia sposato). Ai fini della valutazione del requisito reddituale concorrono i redditi di qualsiasi natura, ossia i redditi assoggettabili ad Irpef, sia a tassazione corrente che a tassazione separata, i redditi tassati alla fonte, i redditi esenti da Irpef, sia del titolare che del coniuge. Sono esclusi dal calcolo del reddito la casa di abitazione, le pensioni di guerra, l’indennità di accompagnamento e l’importo aggiuntivo di 154,94 euro (legge 388/2000).
    Il tema pensioni sarà affrontato oggi nell’incontro tra Governo e sindacati. Al centro del confronto non ci sarà la riforma previdenziale da disegnare una volta esaurita la cosiddetta Quota 100 (a partire dal 2022) ma gli interventi da inserire in legge di Bilancio a partire dalla proroga dell’Ape sociale e dell’opzione donna. I sindacati chiedono tra le altre cose di rivedere i limiti dell’Ape sociale riducendo gli anni di contributi necessari all’uscita anticipata a 63 anni di età nel caso di attività gravose portandoli dai 36 attuali ai 30 previsti nel caso di disoccupazione.

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